Informazioni generali

Vincenzo Bellini a Stefano Notarbartolo, duca di Sammartino, in Catania, maggio 1819

Responsabilità di

  • Angelo Mario Del Grosso
  • Daria Spampinato
  • Erica Capizzi

Responsabile della trascrizione:

  • Graziella Seminara

Digital edition August 2020

Digital edition project coordinated by

  • Agnese Camici

Encoding by

  • Agnese Camici

Pubblicazione

Fondazione Bellini

Licenza: CC-BY 4.0

Collocazione del manoscritto

Italy, Catania; in esposizione Casa Natale, sala B, vetrina 2, ripiano 1, I. All'interno del carteggio belliniano (LL), la segnatura LL1.1 identifica la prima missiva in ordine cronologico del primo sottogruppo, che corrisponde alle lettere scritte da Vincenzo Bellini.



Descrizione del manoscritto:

    Descrizione del materiale: Carta sottile.

            Filigrana: Filigrana di forma circolare leggermente visibile raffigurante uno stemma, posizionata nella zona centrale del folio retro verso, visibile principalmente per metà, nella zona del folio non coperta da testo. La filigrana si espande per qualche centimetro attorno allo stemma. Sulla diagonale che congiunge il centro del folio all'angolo in alto a sinistra nella filigrana è riconoscibile una lettera B maiuscola.

            Condizioni: Lettera in buone condizioni fisiche, composta da un solo folio suddiviso in tre facciate e piegato in più parti. La carta è sottile e di colore beige, con filigrana, l'inchiostro è marrone. Il testo della lettera è presente nella colonna destra di ogni facciata. Vi sono varie annotazioni non riconducibili a Bellini.

    Timbri e francobolli: Non sono presenti tracce di francobolli né di timbri postali.

        Stato di conservazione: La lettera presenta due lacerazioni, la prima nell'angolo superiore destro del fronte, la seconda in quello inferiore. I bordi sono tutti leggermente frastagliati a causa dell'invecchiamento. Varie grandi macchie marroni sono presenti sia sul fronte che sul retro del folio, probabilmente anch'esse dovute all'invecchiamento del supporto materiale.

    Dimensioni: 302 x 213

    Piegatura: Il folio sembra essere stato piegato 3 volte, risulta infatti una divisione simmetrica in 8 sezioni di pari dimensione, ogni facciata viene così divisa in 4 sezioni rettangolari.

Scrittura a 5 mani:

Una prima mano ha scritto il corpo della supplica, in bella grafia, su una colonna per foglio.

    Vincenzo Bellini ha posto solamente la firma sul folio retro recto.

    Una terza mano ha annotato nel folio fronte recto: "Supp. | 3. Mag 1819".

    Uno stesso catalogatore ha probabilmente scritto due annotazioni: un primo numero di catalogo (188) nell'angolo superiore destro del folio fronte recto;

    e un secondo numero (189) nell'angolo superiore destro del folio retro recto.

    Un'ultima mano ha annotato nell'angolo superiore sinistro del folio fronte recto una lettera (o forse due combinate) di colore blu scuro, apparentemente somigliante ad una "B" o ad una "R", ma osservandola più attentamente è possibile ricondurla alle iniziali "B" e "V" leggermente sovrapposte.

Immagini del manoscritto originale

Fronte della lettera

La lettera non presenta né francobolli, né timbri, né sigilli. Presenta il nome del destinatario:


    S.E. Duca Sammar

    tino Intendente della di

    Catania

    
sulla prima facciata, accompagnato dall'annotazione supp3. Mag 1819 SS88.

Corpo della lettera

Duca Intendente Duca di Sammartino

    


    Vincenzo Bellini, e (Vincenzo) Ferlito spinto dal

     proprio genio, dall'esempio, e dalla

     Educazione, che ha ricevuto dai suoi, Avo (Vincenzo Tobia Bellini),

     e Padre (Rosario Bellini), ha professato, com'eglino, la

     Musica sin dai più teneri anni, nella sua appena giovanile età

     ha prodotto alcune composizioni, il

     merito delle quali, ignoto a lui, è

     stato applaudito dai suoi amici,com-

     patito dagl'indifferenti, e non di-

     sprezzato dagli emuli. Volendo però

     soddisfare quel desiderio inestinguibi-

     le di apprendere nelle scuole su-

     periori, e rinomate quel gusto, che si

     ammira da stupidi nelle carte, che

     qui pervengono, ma che non si sa, né

     può imitarsi, mancandoci i principii,

     ne viene impossibilitato dalla sua

     povertà. Figlio di un Padre (Rosario Bellini) senza

     rendite di sorte alcuna, e carico di

     numerosa famiglia, e Nipote di un

    Avo (Vincenzo Tobia Bellini) dell’uguale condizione, non può

     sperare il menomo sussidio, di cui

     ha preciso bisogno, per almeno portarsi

     in Napoli, ove non men, che in altri

    

     paesi dell'Europa, Fiorisce quest'arte,

     per commorarvi tanto, quanto sarà ne-

     cessario, ad arrivare a quella perfezione,

     che permetter gli potranno i lumi ac-

     quistati, e lo sviluppo della propria

     inclinazione: In quest'angustia non ha

     dimenticato, che appartiene per nascita

     ad una Città Catania, che, non delle ultime

     in quest'Isola, procura di non deca-

     dere per ogni ramo di quella rinoman-

     za, di cui ha goduto; e le arti del

     la Pittura, e della Scultura hanno

     meritato la pubblica considerazione, onde

     rianimarsi, e perfezionarsi colla spe-

     dizione di alcuni Individui, alle Scuole

     più celebri dell'Europa; Non inferiore

     la Musica tanto oggi conosciuta nelle

     colte nazioni, per non essere trascura-

     ta tra noi, viene l'Esponente (Vincenzo Bellini) a pre-

     sentarsi a lei Duca Intendente Duca di Sammartino,

     cui, dopo avere umiliato la sua po-

     vertà, il suo genio, e la sua disposi-

     zione, passa a pregare ad interpor-

     re la di lei, affinché si

     prestasse da questo Civico Patrimo-

     nio tanto, quanto bastar possa alla

     sua anche scarsa sussistenza, fuori

    

     della propria famiglia, e della

     propria Patria, ed a corrispondenza

     di come si viene di in pro

     dell'Inviati apprendisti di Pittura,

     e della Scultura , quando non si vorrà con-

     siderare la prestanza dell'arte del

    RicorrenteVincenzoBellini, la sua onesta estrazione,

     e la decente educazione, che ha ricevu-

     to:
Conoscendosi universalmente que-

     sto bisogno, ed il Ricorrente Vincenzo Bellini

     di soddisfarlo insieme colle sue bra-

     me, e non eccessive le sue limita-

     te pretese, si augura, che saranno

     accolte le sue preghiere, ed il RicorrenteVincenzo Bellini

     grato all'interesse, che sarà

     per prendere in di lui favore la

     propria Patria, promette per quanto

     arriverà la sua abilità di sod-

     disfare, e contentare la pubblica

     aspettazioneVincenzo Bellini Ferlito

    

Note:

  1. Stefano Notarbartolo, duca di Sammartino, nel 1818 era stato nominato Intendente del Valle di Catania.
    [Fonte: Seminara 2017, p.65]
  2. La Supplica, in bella scrittura, non è di mano di Bellini, che appose solo la firma. Nella prima facciata del foglio è scritto da una terza mano "Supp | 3. Mag 1819".
    [Fonte: Seminara 2017, p.65]
  3. Nella sua edizione Luisa Cambi dichiara di aver desunto il testo della lettera dal giornale Bellini, a. IV, n. 84-85, 1879, 16 novembre (p. 18, nota 1); Carmelo Neri invece informa correttamente circa l'ubicazione dell'autografo presso il Museo Civico Belliniano di Catania. Nondimeno entrambi offrono un testo mutilo, mancante della porzione di lettera contenuta nella seconda facciata del documento, ripiegato in tre parti.
    [Fonte: Seminara 2017, p.65]
  4. Rosario Bellini. Padre di Vincenzo, aveva sposato Agata Ferlito il 17 gennaio 1801; con lei si stabilì in un modesto appartamento di tre stanze ricavato dalle dépendances del settecentesco palazzo, situato in Largo San Francesco a Catania. I due coniugi ebbero sette figli: Vincenzo, il primogenito, nel 1801, Carmelo nel 1803, Francesco nel 1804, Michela nel 1806, Giuseppa nel 1807 Mario nel 1810, Maria nel 1813. Come il padre Vincenzo Tobia e come i fratelli Carmelo e Mario, anche Rosario Bellini operò a Catania come musicista e si dedicò prevalentemente al genere sacro.
    [Fonte: Seminara 2017, p.65]
  5. Vincenzo Tobia Bellini. Nonno di Vincenzo, studiò a Napoli al Conservatorio di Sant'Onofrio a Capuana con Carlo Cotumacci e Giuseppe Dol. Dal 1769 è attestata la sua presenza a Catania; risale a quell'anno il matrimonio con Michela Burzì, celebrato nella chiesa dei SS. Filippo e Giacomo. Nella città etnea (Catania) compose drammi sacri e oratori, operò come maestro di cappella presso il Monastero benedettino di S. Nicolò l'Arena tra il 1784 e il 1793 e fu stabilmente al servizio di Ignazio Paternò Castello, V principe di Biscari.
    [Fonte: Seminara 2017, p.65]
  6. Da intendersi per "dimorarvi"; cfr. la voce commorare in TOMMASEO - BELLINI, vol. I, p. 1535: "Aff. al lat. aureo Commorari. Dimorare insieme"
    [Fonte: Seminara 2017, p.65]

Luoghi

Terminologia utilizzata

Composizione: Processo creativo che concepisce un'opera d'arte e il prodotto stesso dell'atto
Commorare: Dimorare insieme
Genere sacro: Musica associata a tematiche sacre e religiose
Dramma: Opera diretta a riprodurre una vicenda che si fondi e si sviluppi su elementi di conflitto particolarmente significativi
Oratorio: Genere musicale drammatico eseguito in forma di concerto, senza rappresentazione scenica o personaggi in costume
Maestro di cappella: Persona responsabile della musica di una compagine
Compositore: Persona responsabile della musica di una compagine
Spartito: Versione ridotta per canto e pianoforte di una composizione per canto e orchestra
Direttore: Figura professionista nell'esecuzione di composizioni che coordina un gruppo di musicisti

Bibliografia

Fonti

Persone