Descrizione contenuto

Informazioni aggiuntive

Tipologia testuale: Lettera (http://thes.bncf.firenze.sbn.it)

Lingua: Italiano di inizio Ottocento

Descrizione della corrispondenza

Contesto della corrispondenza

Lettera scritta da Vincenzo Bellini in risposta a una precedente di Giovanni Battista Perucchini, il quale in una precedente missiva gli comunicava la soddisfazione del proprio padre riguardo l'operato di Bellini a Venezia inseguito alla raccomandazione del Cavaliere Paternò. Dalla lettera si evince una stretta amicizia tra Bellini e Perucchini, nonché con la famiglia di quest'ultimo, particolarità che permetta a Bellini di esprimere con sincerità il suo disappunto riguardo la retribuzione delle sue opere, a suo parere inadeguata, da parte degli impresari.

Persone

Luoghi

  • Puteaux

      Distretto: Nanterre

      Città: Paris

      Nazione: France

      Puteaux era un sobborgo di Parigi, immerso nel verde e situato sulla rive gauche della Senna. Qui Bellini si stabilì dal 26 maggio al 1° novembre 1834 e di nuovo nel 1835 dall'11 maggio al 23 settembre (giorno della morte) nella residenza di Solomon Levy (o Lewis), un facoltoso ebreo inglese che verosimilmente aveva conosciuto nel 1830 a Milano. Levy, che negli anni 1834-35 si trattenne stabilmente a Parigi, apparteneva alla cerchia delle più ristrette frequentazioni francesi del musicista; risiedeva in un lussuoso appartamento in Boulevard des Capucines, ma possedeva anche la residenza di Puteaux.

Teatri

Opere

    Norma

  • Compositore: Vincenzo Bellini
  • Librettista: Felice Romani
  • Data della prima messa in scena: 26 dicembre 1831
  • Teatro: Teatro alla Scala
  • Città: Milano
    • Ispirata a un’omonima tragedia di Alexandre Soumet (Norma, ou l’Infanticide, 1831), fu concepita per il talento ‘enciclopedico’ di Giuditta Pasta, alla quale era destinato il ruolo della prima donna. L’opera inaugurò la Stagione di Carnevale del Teatro alla Scala il 26 dicembre 1831; nonostante l’esito incerto della prima rappresentazione, si impose ben presto come il titolo più rappresentativo del compositore di Catania.

    La sonnambula

  • Compositore: Vincenzo Bellini
  • Librettista: Felice Romani
  • Data della prima messa in scena: 6 marzo 1831
  • Teatro: Teatro Carcano
  • Città: Milano
    • La Sonnambula, ispirata al balletto-pantomima La Sunnambule, ou L’arrivée d’un nouveau Seigneur di Eugéne Scribe messo in musica da Louis-Ferdinand Hérold (Parigi, Opéra, 19 settembre 1827), fu commissionata a Bellini dal Teatro Carcano di Milano, dove andò in scena il 6 marzo 1831 con grande successo. La parte di Amina fu tenuta da Giuditta Pasta, quella di Elvino da Giovanni Battista Rubini: i due cantanti concorsero al successo dell’opera documentato dalla stampa dell’epoca e confermato da Bellini in una lettera ad Alessandro Lamperi del 7 marzo 1831 («Rubini e la Pasta sono due angioli, che hanno entusiasmato quasi alla follia l’intiero pubblico»).

    I Capuleti e i Montecchi

  • Compositore: Vincenzo Bellini
  • Librettista: Felice Romani
  • Data della prima messa in scena: 11 marzo 1830
  • Teatro: Teatro La Fenice
  • Città: Venezia
    • La «tragedia lirica» I Capuleti e i Montecchi fu composta da Bellini su commissione di Alessandro Lanari, impresario del Teatro La Fenice di Venezia: il musicista, che si trovava nella città lagunare dal dicembre 1829 per seguire la rappresentazione del Pirata, aveva accettato la proposta di sostituire l’inadempiente Pacini per la stagione del Carnevale del 1830. La ristrettezza del tempo indusse Felice Romani a riutilizzare il libretto di Giulietta e Romeo, scritto nel 1825 per Nicola Vaccaj; a sua volta Bellini si avvalse delle musiche già composte per Zaira, l’opera con la quale il 16 maggio 1829 aveva inaugurato il Teatro Ducale di Parma incontrando un sostanziale insuccesso. Fu invece trionfale l’accoglienza riservata dal pubblico veneziano ai Capuleti, che andarono in scena al Teatro La Fenice l’11 marzo 1830.

Vocabolario

  • Opera

    (dal plurale del latino opus, nel senso di “manufatto”) Spettacolo teatrale in cui l’azione si manifesta principalmente attraverso la musica e l’espressione canora dei personaggi. L’opera è un genere complesso, fondato sulla cooperazione tra testo letterario (libretto), allestimento scenico e musica, che ha comunque una funzione essenziale nel caratterizzare drammaticamente il lavoro (drammaturgia musicale). Le differenti possibilità di relazione che intercorrono tra musica, libretto e aspetti scenici rendono pressoché impossibile una definizione univoca di opera. A ciò si aggiungono le difficoltà causate dall’evoluzione compiuta in quattro secoli di storia, dalla presenza sotto una comune etichetta di generi tra loro estremamente lontani, dalle specificità nazionali (sotto il profilo sia drammaturgico sia organizzativo). L’opera nacque nell’Italia del primo Seicento (Firenze, Mantova, Roma) come spettacolo di corte con carattere prevalentemente celebrativo. Dalla fine degli anni trenta, con l’apertura a Venezia dei primi teatri pubblici a pagamento, si impose il modello dell’opera impresariale, che produsse in Italia, con la rapida e diffusa circolazione di cantanti, compositori, scenografi, l’attività di una miriade di sale teatrali sparse sul territorio (dalle grandi capitali dotate di numerosi palcoscenici ai piccoli centri) e una produzione sterminata di nuovi lavori (nel XVIII secolo e nella prima metà del XIX secolo i compositori arrivavano a scrivere tre o quattro novità all’anno). Tale modello si diffuse ben presto in Europa, imponendo nel Settecento – nelle tre declinazioni dell’opera seria, dell’opera buffa e poi dell’opera semiseria – il predominio italiano che perdura ancor oggi nei cartelloni dei teatri di tutto il mondo.

  • Impresario

    Imprenditore che si assume in prima persona la responsabilità economica di uno spettacolo teatrale, occupandosi dell’organizzazione logistica e della formazione del cast in accordo con i proprietari dei teatri. Come figura professionale la sua data di nascita coincide con quella degli spettacoli pubblici a Venezia nel 1637, quando la famiglia patrizia Tron affittò il teatro S. Cassiano alla compagnia formata dal librettista Benedetto Ferrari e dal compositore Francesco Manelliper la rappresentazione con ingresso a pagamento dell’Andromeda. Per questa prima fase si parla di opera mercenaria, cioè a pagamento; successivamente, tra Sei e Settecento, la figura dell’impresario si istituzionalizzò, dando vita a un sistema di produzione noto come opera impresariale, in cui si affittavano i teatri cittadini o delle famiglie nobili per periodi di tempo sempre più lunghi, al fine di potervi tenere una o più stagioni, incentrate sul reclutamento di una compagnia di canto e di ballo. Nella prima metà dell’Ottocento impresari quali Domenico Barbaja o Alessandro Lanari giunsero a controllare contemporaneamente più teatri in diverse città in Italia e all’estero. Nella seconda metà del secolo, a causa di un sistema produttivo sempre più di tipo industriale, di tipo industriale, l’iniziativa della produzione operistica fu assunta direttamente dalle case editrici (in Italia Ricordi, Lucca, Sonzogno), che soppiantarono progressivamente la figura dell’impresario nel determinare le scelte dei compositori e dei cantanti nei maggiori teatri del mondo. Nei teatri di oggi le competenze tradizionali dell’impresario sono suddivise tra diverse figure professionali, quali il sovrintendente, il direttore artistico e, in Germania, il Dramaturg.

  • Spartito

    Riduzione di una partitura operistica (ma anche di oratorio o balletto), consistente nelle parti vocali originali e in una sintesi per pianoforte delle parti orchestrali. Nacque come strumento professionale per cantanti e maestri accompagnatori alla fine del Settecento, ma conobbe grande diffusione nei due secoli successive, in funzione del successo mondiale del genere operistico e dell’allargamento della composizione sociale del pubblico, grazie all’abbassamento dei costi della stampa musicale consentito da tecniche quali la litografia. In questo contesto lo spartito era destinato prevalentemente al consumo domestico dei lavori teatrali più recenti e popolari: si usava infatti pubblicare dapprima solo le sezioni di maggior successo e di più facile esecuzione (arie e duetti), e solo se l’opera si affermava stabilmente nel repertorio veniva pubblicato lo spartito completo. Tali pubblicazioni rappresentavano spesso l’unico tramite tra il mondo del teatro e quanti avevano difficilmente accesso a esso, sia perché abitavano lontano dai maggiori centri di produzione sia per motivi economici; esse costituivano quindi un fondamentale mezzo di diffusione e popolarizzazione del repertorio operistico.

  • Compagnia

    Insieme degli artisti che partecipano all'allestimento di un'opera. Tra il 1600 e il 1670 circa le compagnie, formate sul modello della compagnia dell'arte da cantanti-attori, compositori, poeti e scenografi, erano itineranti: esse si spostavano di città in città per allestire le stesse opere in diversi teatri di corte o pubblici. Successivamente, soprattutto in Italia fino a tutto l'Ottocento, il termine passò a indicare l'insieme dei cantanti ingaggiati da un teatro per un'intera stagione; nel resto d'Europa, e in particolare a Parigi, le compagnie erano permanenti e restavano legate anche per diversi anni a un singolo teatro.



Testo

Napoli 28: del 1832[1]

Mio caro Perucchini
Non potete immaginarvi qual contento m'apportò la vra lettera, dopo un secolo che non vedea vri caratteri. Di già avea assai parlato col Cav:re Paternò della vra gentile ed amica persona: il detto Cavaliere io lo conoscea da quando io era all'età di otto anni, quindi considerate se non sono subito andato ad abbracciarlo; e poi voi dovete ricordarvi, che quando il detto seppe che io venia in Venezia,vi scrisse, raccomandandomi a voi ed alla vra famiglia; dunque la conoscenza era già antica e stretta, e prima di ricever la vra lettera di già gli avea enumerate le tante vostre affettuose sollecitudini, che spendeste per la mia persona, nel tempo del mio soggiorno in cotesta,e la vostra costante amicizia da che vi lasciai,sino a questo momento,e che spero duri eternamente. – La mia salute si trova bene ed anche quella del nostro D:n Francesco, spero che la vra e quella dei vri vecchietti sii in buono stato. Vi son tenuto per le notizie teatrali che mi date, delle quali ne sapea una porzione. – Frattanto che il Sig:r Lanari non avrà l'intenzione di pagarmi un opera, quanto mi fù pagata la Sonnambula al Carcano, e la Norma alla Scala, è impossibile che io scriva pei suoi teatri: la scrittura che io feci con Crivelli per scriver l'opera a Venezia la sottoscrissi prima che io scrivessi i Capuleti, ed il sig:r Crivelli in società col Sig:r Lanari, cederono la detta scrittura a Marietti pel prezzo di 1500: franchi: dopo tale cessione, io feci altri patti con Marietti ed ebbi per la Sonnambula 12000: lire Austriache e la mettà della proprietà dello spartito: scrittura egualissima che ho ripetuto con Crivelli per scriver la Norma, e come vedo che questa proprietà, è mal garantita dagl’Impressarj, così il Sig:r Lanari, o qualunque altro Impressario non mi accorderanno l'onore di scrivergli un'opera a meno di 15000: svanziche effettivi, e tutta per loro la proprietà:diversamente io starò a spasso volentieri, e gl'Impressarii avranno da scegliere in tanti altri maestri i quali non ci faranno fiaschi al pari di quello che ho fatto con Norma alla Scala. – Potete crederlo? L'impresa Crivelli con la semplice vendita e nolo che ha fatto dei Capuleti, ne ha tratto 7000: franchi, e volete che io scriva per somma uguale? Io stesso ho venduto a Ricordi il permesso di stampare i pezzi della Sonnambula per solo pianoforte e canto pel prezzo di 4000:svanzhe, e poi ho di già guadagnato pel nolo che si è fatto a Parigi ed a Londra 3000 :fi mentre ancora ci resta di venderla a tutti i teatri d'Italia, e di questa somma, dovendone io percepire la mettà figuratevi a che dovrà ascendere la somma il ricavo; quindi mai mi conv converrà di scrivere a meno, mentre se incontrerà l'opera, l’impresario dopo
aver guadagnato con l' introito serale, son
sicuro che ritrarrà la somma di 15000: lire
con la sola vendita che farà dello spartito.
Vi ho scritto tutti questi dettagli, perché
non credino i Sig:ri Veneziani che io
non sia memore ancora della loro affezio =
ne, e che io nutro perciò un vero
trasporto per scrivere pel loro tea =
tro; ma che non posso facilitare al =
l'Impressario nel prezzo, perché lede =
rei al corso della mia carriera; men =
tre per lo più non scrivo che un'ope =
ra
all'anno, e gli altri maestri ne
scrivono tre, e così guadagnono anche
piú di me in pochi mesi. – Frattanto
qui la corte desidera che io scriva un'ope =
ra; ma io per scrivere in Napoli, pretendo
una forte compagnia, e quindi stò a ve =
dere quali saranno i scritturati, e for =
se, trattenendomi sino ad aprile, avrò il cam =
po di sentirli, perché tutta la compagnia
debbutta col 1:o giorno di Pasqua.
–Se Lanari avesse l' intenzione di scrit =
turarmi, bisogna che mi mandi anche
la nota della compagnia che darà
alla Fenice, e dopo potremo compina =
re, se non avrò nulla fissato con
Napoli. – Ricordatemi a tutti gli
amici nostri: vogliatemi bene, e scrive =
temi le vre notizie e del teatro.
Tante cose ai vri cari vecchietti,
ed a tutta la famiglia del Governato =
re, come vi prego di ricordarmi a To =
gnino Pappadopoli
ed a Fanna.
Ricevete i miei abb:ci e cred:mi sempre
Il vro Amo
V:Bellini
P.S.
V'accludo un piccolo
articolo sù Norma. Addio.

NAP 1832 28 GEN
VENEZIA FEB
Al Pregmo Signore
Al Sig:r Giovan Battista Perucchini
Venezia

Annotazioni

  1. Si evince dal timbro di partenza che la lettera è stata spedita in data 28 gennaio 1832 da Vincenzo Bellini.

  2. L'edizione è incompleta.

Bibliografia