Unipi, Pisa, July 2020
Museo Belliniano Catania: In esposizione casa natale, sala B, vetrina 6, ripiano 2, II
Autore: Vincenzo Bellini
Lingua: italiano ottocentesco con riferimento a un autore francese
Nota: Il mese di redazione della minuta di lettera è stato attribuito da Seminara, ma non è presente nel documento originale. Il destinatario è sconosciuto.
Materiale: Carta sottile.
Filigrana: L'intera terza pagina è occupata da una filigrana con scritta in caratteri maiuscoli di font serif FINSOU EDEN. Dopo FINSOU è presente un elemento grafico.
Timbro: Trattandosi di una minuta di lettera, non sono presenti francobolli o timbri postali
Condizioni: La lettera è in buone condizioni, a parte una sbavatura abbastanza evidente nella prima pagina; è composta da un solo folio, piegato in mezzo a formare quattro pagine, con testo presente nel fronte e nel retro della prima metà. La carta è sottile e di colore beige, su di essa è stato usato inchiostro nero e vi sono delle piccole macchie più chiare di forma circolare probabilmente dovute a delle gocce di liquido.
130 x 103 mm
All'interno del carteggio belliniano (LL), la segnatura LL1.8 identifica l'ottava missiva in ordine cronologico del primo sottogruppo, corrispondente alle lettere scritte da Vincenzo Bellini.
In questa Minuta di lettera, Bellini si accinge a scrivere a un suo amico, ringraziandolo per una lettera ricevuta e per la commissione di alcuni ritratti alla sua famiglia.
Le parole in giallo rimandano a persone
Le parole in verde rimandano a luoghi
Le parole in rosa rimandano a organizzazioni
Le parole in blu rimandano a termini tecnici
Le parole in viola rimandano a opere
Le parole (in corsivo) sono la forma estesa di abbreviazioni
Le parole barrate rappresentano cancellature
Le parole opacizzate sono testo bagnato
(dal plurale del latino opus, nel senso di “manufatto”) Spettacolo teatrale in cui l’azione si manifesta principalmente attraverso la musica e l’espressione canora dei personaggi. L’opera è un genere complesso, fondato sulla cooperazione tra testo letterario (libretto), allestimento scenico e musica, che ha comunque una funzione essenziale nel caratterizzare drammaticamente il lavoro (drammaturgia musicale). Le differenti possibilità di relazione che intercorrono tra musica, libretto e aspetti scenici rendono pressoché impossibile una definizione univoca di opera. A ciò si aggiungono le difficoltà causate dall’evoluzione compiuta in quattro secoli di storia, dalla presenza sotto una comune etichetta di generi tra loro estremamente lontani, dalle specificità nazionali (sotto il profilo sia drammaturgico sia organizzativo). L’opera nacque nell’Italia del primo Seicento (Firenze, Mantova, Roma) come spettacolo di corte con carattere prevalentemente celebrativo. Dalla fine degli anni trenta, con l’apertura a Venezia dei primi teatri pubblici a pagamento, si impose il modello dell’opera impresariale, che produsse in Italia, con la rapida e diffusa circolazione di cantanti, compositori, scenografi, l’attività di una miriade di sale teatrali sparse sul territorio (dalle grandi capitali dotate di numerosi palcoscenici ai piccoli centri) e una produzione sterminata di nuovi lavori (nel XVIII secolo e nella prima metà del XIX secolo i compositori arrivavano a scrivere tre o quattro novità all’anno). Tale modello si diffuse ben presto in Europa, imponendo nel Settecento – nelle tre declinazioni dell’opera seria, dell’opera buffa e poi dell’opera semiseria – il predominio italiano che perdura ancor oggi nei cartelloni dei teatri di tutto il mondo.
Libro di piccolo formato contenente il testo letterario di un’opera o di altra composizione vocale di carattere drammatico e, per estensione, il testo stesso, costituito dalle parole destinate a essere cantate, in versi o, più raramente, in prosa, dalle descrizioni della scenografia e dalle didascalie relative ai movimenti dei cantanti; può inoltre contenere indicazioni riguardanti uno specifico allestimento dell’opera, il contesto storico della sua prima rappresentazione, a volte, dichiarazioni di poetica dell’autore o degli autori. Molte di queste informazioni, quali il nome del compositore, del coreografo e delle altre figure che collaborarono alla messa in scena della prima rappresentazione, l’elenco dei cantanti e dei ballerini che vi parteciparono, l’organico strumentale, l’esposizione dell’antefatto con la dichiarazione della fonte letteraria, la dedica e la lettera al lettore, hanno oggi un’importanza capitale per la comprensione storica della singola opera e del sistema produttivo in cui essa nacque. Dal punto di vista strettamente letterario, il libretto è da considerarsi principalmente come parte integrante di un’opera d’arte complessiva da cui dipende e che lo trascende. Sebbene in alcuni casi esso tenda a rivendicare una propria dignità letteraria, è innegabile che molti aspetti della sua struttura siano predeterminati dalle esigenze specifiche del teatro musicale (prima fra tutte quella della declamazione cantata) e dalle innumerevoli convenzioni specifiche dei diversi generi operistici e dei diversi contesti storico-sociali. Così, la suddivisione in atti e scene, la successione dei numeri chiusi, la quantità di arie affidate a un personaggio (convenienze), la maggiore o minor presenza di pezzi d’assieme, l’impiego di determinate tipologie metriche e strofiche, ma anche il tipo di soggetto trattato (mitologico, storico o letterario), le modalità del suo svolgimento e del suo scioglimento (tragico o lieto) possono essere ricondotti a convenzioni, rispetto alle quali l’autore può disporre di una maggiore o minore libertà d’azione. Sebbene la paternità del libretto sia generalmente riconosciuta al poeta che lo ha prodotto (librettista), sono frequenti i casi in cui l’intervento del compositore ne modifica in modo sostanziale l’assetto, conducendo a divergenze anche notevoli fra la versione pubblicata e quella riportata in partitura (il che rende opportuno pubblicarle entrambe in forma distinta). Altrettanto significativi sono i casi in cui il compositore decide di contravvenire intenzionalmente alle indicazioni implicite del libretto, per esempio trasformando un recitativo in aria o viceversa, o ancora concependo situazioni musicali che contraddicono palesemente il senso del testo poetico.
Opera d’arte o fotografia che ritrae, cioè rappresenta, la figura o la fisionomia di una persona.
(fr.: "tragedia lirica") Termine con cui a partire dal 1740 circa fu definita la tragédie en musique, il più importante genere del teatro musicale, concepito nell'ambito della Académie royale de musique fondata da Luigi XIV nel 1672 e realizzato con la collaborazione tra Lully e il poeta Philippe Quinault. Ispirata ai modelli aulici della tragedia letteraria (Corneille, Racine, Voltaire), nel corso di un secolo e mezzo la tragédie lyrique conservò quasi intatte alcune delle sue caratteristiche originarie: argomento mitologico o eroico, articolazione del dramma in un prologo e cinque atti (eliminato il primo, ridotti spesso a tre i secondi verso la fine del Settecento), linguaggio letterario elevato, grande attenzione alla declamazione del testo e impiego limitato del canto virtuosistico, struttura musicale costituita da una successione di récits, airs solistici e corali, entrées e diverissements, assai meno distinti tra loro dei numeri dell'opera italiana.