Autore: Vincenzo Bellini
Trascrizione diUnipi, Pisa, CC-BY 4.0, 2021
Museo Belliniano Catania; in esposizione Casa Natale, sala B, vetrina 3, ripiano 1, IV; All'interno del carteggio belliniano (LL), la segnatura LL1.6 identifica la sesta missiva in ordine cronologico del primo sottogruppo, che corrisponde alle lettere scritte da Vincenzo Bellini.
Materiale: Carta sottile.
Timbro e Sigillo: Sono presenti al centro nel folio fronte-verso un timbro postale di partenza e parte del sigillo di ceralacca rossa.Il fronte-verso, nella parte centrale destra, presenta un frammento di sigillo di ceralacca rossa.
Caratteristiche: Lettera in discrete condizioni fisiche, composta da un solo folio, piegato in più parti e con testo della lettera nel fronte-recto e nel retro-verso e indirizzo nella parte del fronte-verso. Carta sottile senza filigrana, colore beige, inchiostro nero. La lettera sul fronte-verso presenta due strappi: uno in basso e l'altro al centro a sinistra. Anche sul retro-verso sono presenti due strappi: uno piccolo infondo a destra e uno molto lieve al centro a sinistra (probabilmente si è cercato di ricompattarlo). Il margine inferiore del retro-verso è frastagliato. Sul retro-recto sono presenti due macchie provocate dal sigillo in ceralacca (ha causato anche un lieve strappo) e dal timbro postale presenti sul fronte-verso.
Dimensioni: 197 x 135mm
Struttura: Il fronte è piegato in recto (a dx) e verso (a sx), con l'indirizzo nel verso. Ciascuno presenta due piegature simmetriche sui margini inferiore e superiore e due asimmetriche sui margini destro e sinistro, quest'ultimo piegato più stretto. Quindi il folio è diviso in nove sezioni disomogenee e funge anche da busta.
Bellini scrive ad Ottavio Tasca mentre è a Como in seguito alla pubblicazione di un suo articolo su la Straniera.
Italiano di inizio Ottocento; Francese;
Le parole scritte in rosso rappresentano le aggiunte in fase di codifica
Le parole scritte in rosa rappresentano le parole o espressioni arcaiche
Bellini si riferiva alla cognata di Ottavio Tasca della quale non abbiamo nessuna informazione. Nota delle codificatrici
Bellini si riferiva al marito della cognata di Ottavio Tasca. Del "marito" non abbiamo nessuna informazione. Nota delle codificatrici
Bellini si riferisce ad Ottavio Tasca. Nota delle codificatrici
Giovanni Giordani (Bergamo, 1801- Roma, 1875), basso, tenne il ruolo di Valdeburgo nella rappresentazione bergamasca de La straniera. Seminara2017, pag. 226
Bellini si riferisce alla cabaletta dell’Aria di Valdeburgo «Meco tu vieni, o misera», dall’Atto II de La straniera. Nota di Graziella Seminara
Bellini probabilente si riferisce alla moglie di Ottavio Tasca, della quale non abbiamo nessuna informazione. Nota delle codificatrici
Il conte Ottavio Tasca (Seriate, Bergamo, 1795 - 1872), patriota e letterato, risiedeva a Bergamo; nel «Giornale della Provincia di Bergamo» aveva pubblicato un articolo sull’allestimento de La Straniera al Teatro Ricciardi nell’agosto del 1830. Seminara2017, pag. 226
[Fonte 1] ; [Fonte 2]Giacomo Barbò (Bergamo, 1876-1849), conte di Castelmorano, era un coltivatore all’avanguardia nell’allevamento dei bachi da seta. Musicista dilettante, fu autore dei Cenni illustrativi sulla nuova opera seria “La Straniera”, pubblicati a Milano da Bianchi nel 1829. Seminara2017, pag. 105
[Fonte]Stefania Favelli (1800 ca.-dopo il 1860), soprano. Dopo l’esordio a Parigi nel 1820 ne Le nozze di Figaro di Mozart, fu attiva a Vienna e nei maggiori teatri d’Italia. Tenne il ruolo di Alaide nell’allestimento della Straniera che si diede al Teatro Ricciardi di Bergamo il 17 agosto 1830. Seminara2017, pag. 104
[Fonte 1] ; [Fonte 2]Giovanni Giordani (Bergamo, 1801-Roma, 1875), basso, tenne il ruolo di Valdeburgo nella rappresentazione bergamasca de La straniera. Seminara2017, pag. 226
[Fonte 1] ; [Fonte 2]Domenico Reina (Lugano, 1796-Milano, 1843), tenore. Dopo l’esordio in Italia, nel 1823 al King’s Theatre di Londra prese parte agli allestimenti delle opere di Rossini Ricciardo e Zoraide, La donna del lago e Matilde di Shabran. Tenne il ruolo di Arturo nella prima rappresentazione de La straniera, messa in scena al Teatro alla Scala il 14 febbraio 1829. Ancora alla Scala cantò insieme a Maria Malibran in Norma (27 settembre 1834) e nei Capuleti (9 ottobre 1934). Seminara2017, pag. 138
[Fonte 1] ; [Fonte 2]Alessandro Visconti D'Aragona (Milano 1785- 6/1/1851) Marchese d'Invorio, secondo marito di Vittoria Gherardini Visconti, patrigno di Cristina Trivulzio di Belgiojoso.
[Fonte]Puteaux, Nanterre, Paris, France [Fonte 1] ; [Fonte 2]
Puteaux era un sobborgo di Parigi, immerso nel verde e situato sulla rive gauche della Senna. Qui Bellini si stabilì dal 26 maggio al 1° novembre 1834 e di nuovo nel 1835 dall'11 maggio al 23 settembre (giorno della morte) nella residenza di Solomon Levy (o Lewis), un facoltoso ebreo inglese che verosimilmente aveva conosciuto nel 1830 a Milano. Levy, che negli anni 1834-35 si trattenne stabilmente a Parigi, apparteneva alla cerchia delle più ristrette frequentazioni francesi del musicista; risiedeva in un lussuoso appartamento in Boulevard des Capucines, ma possedeva anche la residenza di Puteaux. Seminara2017, pag. 346
Compositore: Vincenzo Bellini
Librettista: Felice Romani
Prima rappresentazione: Teatro La Fenice, Venezia, 11 marzo 1830
La tragedia lirica I Capuleti e i Montecchi fu composta da Bellini su commissione di Alessandro Lanari, impresario del Teatro La Fenice di Venezia: il musicista, che si trovava nella città lagunare dal dicembre 1829 per seguire la rappresentazione del Pirata, aveva accettato la proposta di sostituire l'inadempiente Pacini per la stagione del Carnevale del 1830. La ristrettezza del tempo indusse Felice Romani a riutilizzare il libretto di Giulietta e Romeo, scritto nel 1825 per Nicola Vaccaj; a sua volta Bellini si avvalse delle musiche già composte per Zaira, l'opera con la quale il 16 maggio 1829 aveva inaugurato il Teatro Ducale di Parma incontrando un sostanziale insuccesso. Fu invece trionfale l'accoglienza riservata dal pubblico veneziano ai Capuleti, che andarono in scena al Teatro La Fenice l'11 marzo 1830.Nota di Graziella Seminara
Compositore: Vincenzo Bellini
Librettista: Felice Romani
Prima rappresentazione: Teatro alla Scala, Milano, 26 dicembre 1831
Norma, ispirata a un’omonima tragedia di Alexandre Soumet (Norma, ou l’Infanticide, 1831), fu concepita per il talento ‘enciclopedico’ di Giuditta Pasta, alla quale era destinato il ruolo della prima donna. L’opera inaugurò la Stagione di Carnevale del Teatro alla Scala il 26 dicembre 1831; nonostante l’esito incerto della prima rappresentazione, si impose ben presto come il titolo più rappresentativo del compositore di Catania. Nota di Graziella Seminara
A Londra Norma fu messa in scena al King’s Theatre il 20 giugno 1833, con Giuditta Pasta nel ruolo della protagonista. Il 21 giugno Giuditta Pasta scriveva a Rachele Negri, madre di Giuditta: «Ieri sera si rappresentò la Norma pel beneficio della Giuditta. Né la Medea né l’Anna Bolena possono vantare miglior successo di questa prima rappresentazione di Norma; mercé la mia insistenza con Laporte, e dietro la direzione di Bellini per l’orchestra e i cori, quest’opera è montata in maniera che non v’è esempio al Teatro Italiano di Londra, il trionfo quindi della stessa superò il desiderio di Giuditta, e la speranza di Bellini; vi furono applausi straordinari, e lagrime nel secondo atto» In Maria Ferranti Giulini, Giuditta Pasta e i suoi tempi, Milano, Cronotipia Sormani, 1935, pp. 158-159. Seminara2017, pag. 307
Compositore: Vincenzo Bellini
Librettista: Felice Romani
Prima rappresentazione: Teatro alla Scala, Milano, 14 febbraio 1829
La straniera, ispirata al romanzo di Charles d’Alincourt L’Étrangere (pubblicato nel 1825), fu rappresentata al Teatro alla Scala il 14 febbraio 1829. Interpreti principali furono Henriette Méric Lalande, nel ruolo di Alaide, Domenico Reina nel ruolo di Arturo, Antonio Tamburini nel ruolo del barone di Valdeburgo. L’opera ottenne un grande successo e sancì la definitiva affermazione di Bellini nel panorama operistico del tempo.Nota di Graziella Seminara